In Occidente per Kung Fu si intende il generico corpus delle Arti Marziali cinesi. In Cina questo termine significa genericamente “abilità acquisita (faticosamente)”, o più semplicemente “duro lavoro”. Il termine esatto per definire l’Arte Marziale è Wu Shu (Arte Marziale) o Kuo Shu (Arte Nazionale) o, limitatamente al combattimento a mani nude, Chuan Fu (pugilato).
Sbaglia comunque chi pensa che il Kung Fu sia solamente un sistema di combattimento, per quanto completo; il Kung Fu è qualcosa di più, ha una sua filosofia e può diventare un sistema di vita, è costituito da tecniche che possono guarire dalle malattie o procurare l’immortalità, oppure uccidere e ferire a distanza con effetto ritardato. Naturalmente il Kung Fu ha una sua storia e infinite leggende, ma come si sa, le leggende hanno sempre un fondo di verità che, per essere compresa da noi, deve essere soggetta ad una analisi critica che tenga conto della storia cinese e delle diverse concezioni di medicina. In effetti ogni stile o disciplina cinese ha dei paralleli nella cultura occidentale. Ma tornando al kung Fu dobbiamo ricordare che in esso si racchiudono una serie vasta di stili utili alla difesa personale, una serie di esercizi che cambiano da stile a stile, che possono essere utilizzati per migliorare la salute fisica e soprattutto, unendo i due aspetti, si può giungere a coltivare quello che i cinesi chiamano Shen, lo spirito. Molti stile di Kung Fu richiedono, per essere appresi, una forte dedizione, pazienza e concentrazione che, uniti ad un costante allenamento pratico basato sulla coordinazione dei movimenti, sulla respirazione equilibratrice del Kan e Li e sul concetto di classe di allenamento intesa come famiglia, hanno come risultato una completa crescita dell’individuo attraverso una consapevolezza del proprio io che se da un lato rende la persona molto sicura delle proprie capacità fisiche e mentali, dall’altro rende la persona più umile e quiete. Lo sforzo intellettivo e fisico per apprendere il Kung Fu permette l’acquisizione di una quiete e una costante crescita del singolo.
I DIVERSI STILI DI KUNG FU
Quella tra “Interni” (Wai Chia) ed “Esterni” (Nei Chia) è la principale distinzione tra gli stili del Kung Fu. Gli stili Esterni pongono l’accento sull’allenamento e la forma fisica, con movimenti forti e veloci, e fanno sempre chiaramente riferimento al combattimento; l’allenamento richiede la dedizione e lo spirito di sacrificio di un monaco. Il grande faro degli stili Esterni è il monastero di Shaolin.
Negli stili Interni invece si ci concentra maggiormente sulla forza interiore, con un lavoro quasi esoterico che, attraverso la canalizzazione del respiro e del Ch’i porta quasi ad attingere la propria forza nel serbatoio dell’Universo. I movimenti, a volte molto lenti, sono ispirati all’origine da considerazioni prettamente filosofiche e l’applicazione al combattimento viene considerata secondaria.
Una distinzione classica del Kung Fu è quella tra stili Nord e stili del Sud, con il fiume Yangtze a fare da confine. Secondo la tradizione, i cinesi del Nord, nomadi e cavalieri, userebbero dei movimenti ampi con grande enfasi nei colpi di gamba e il combattimento a distanza; mentre i cinesi del Sud, piccoli e coltivatori, preferirebbero il combattimento ravvicinato, con movimenti corti e uso preferenziale delle braccia.
Una ulteriore distinzione è quella basata sulla religione (o la filosofia) ispiratrice; questa divisione si può facilmente ricollegare a quella tra stili Esterni e interni, in quanto la scuola Esterna sarebbe di ispirazione buddhista, mentre gli stili Interni sorgono da una matrice taoista.
La scuola tradizionale di Kung Fu, si può ricondurre a tre generi: la scuola Buddhista, praticata in ciascuno dei vari monasteri, ogni monastero aveva dei monaci addestrati come guardiani; la scuola Taoista, in cui generalmente l’allievo, in una foresta o su una montagna intrise di atmosferica magica, veniva istruito da un eremita o da un Immortale travestito o da una serie di esseri magici e leggendari; e infine la scuola di tutti i giorni (da alcuni chiamata Confuciana), in cui un Maestro dava lezioni di Kung Fu nella palestra di famiglia, che in genere faceva parte della sua abitazione. Il maestro generalmente univa l’insegnamento delle Arti Marziali alla professione di medico o di chiropratico, e gli allievi si dividevano in due gruppi abbastanza distinti: da una parte c’erano le persone normali, che nel tempo libero andavano a imparare il Kung Fu a scopo di difesa o per passione, dall’altra gli allievi del “cerchio interno”, che vivevano con la famiglia del Maestro ed erano destinati a diventare a loro volta professionisti.
LA FAMIGLIA NEL KUNG FU
Ogni scuola ha un suo saluto: questo gesto, con il quale inizia e finisce la pratica, ha più significati: serve a marcare esteriormente la differente attitudine assunta dalla mente, che abbandona tutti i pensieri quotidiani per concentrarsi nella pratica; il saluto, prima e dopo l’allenamento, rivolto all’altare degli Antenati e al Maestro, serve altresì a creare un legame ideale con i Maestri ed i praticanti del passato, onorandoli e ispirandosi al loro esempio; infine esso serve da segno di riconoscimento tra appartenenti alla stessa “famiglia” o scuola, e serve sia per prevenire combattimenti tra appartenenti allo stesso gruppo sia per domandare aiuto o assistenza.
Il grado si riferisce al rapporto tra Maestro e allievo e all’anzianità di pratica, e utilizza una terminologia derivata dalla famiglia. Il Maestro sarà quindi il “padre” (Sifu); il compagno di corso più anziano sarà il fratello maggiore (SiHing), i compagni di corso venuti dopo saranno i fratelli minori (Si Di). Così come, ad esempio, nella famiglia il padre deve essere rispettato e, allo stesso tempo, deve, insieme alla madre, educare i figli, così nella famiglia del Kung Fu il Sifu aiuta gli studenti in ogni fase della loro vita, oltre che nella crescita marziale e, ogni studente SiHing, a l’obbligo di aiutane i neofiti come se fossero fratelli minori.