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Un allenamento con Sifu Mezzone del dott. G. Rossi

Pur affascinato dalla cultura orientale, devo ammettere di non essere un praticante dell’arte marziale del Wing Chun. Tuttavia, a seguito di un invito del Sifu Salvatore Mezzone, ho potuto prendere parte ad una sua seduta d’allenamento e, quindi, cimentarmi da neofita a tale pratica. Il vivere in prima persona l’esperienza intensa e stimolante di una lezione del Sifu mi ha permesso, dunque, di apprezzare appieno le peculiarità del suo approccio alla materia.
La prima fase della lezione, quella introduttiva su cui si fonda tutto ciò che ne consegue, è quella riguardante le forme di Chi Kung derivate dal Wing Chun. Attraverso le forme sviluppate nel corso della lezione si ottengono molteplici benefici, collegati sia ad un livello più prettamente fisico – atletico, sia ad uno di matrice psicologica.
Innanzitutto, l’attuare le forme di Chi Kung – a dire il vero piuttosto impegnativo per chi non sia avvezzo a tale pratica – permette infatti un graduale rafforzamento delle articolazioni, dei tendini e delle fasce muscolari interessate, con un relativo aumento della forza che si è capaci di sprigionare tramite il proprio corpo, oltre che di un efficace contrasto del naturale deterioramento muscolare. Ciò rende possibile pure un corretto riscaldamento muscolare – come se si trattasse di un semplice stretching – a cui si associa però il raggiungimento di un corretto equilibrio nella respirazione, attraverso l’uso del diaframma, che è un presupposto necessario per il controllo degli stati psicologici, oltre che della salute fisica in sé.
Tali benefici sono direttamente collegati al versante religioso e medico riconducibili al Chi Kung. Difatti, l’aspetto contemplativo e di illuminazione, propri del versante religioso, e quello della stimolazione del corpo inteso come campo elettrico, proprio della pratica dell’agopuntura medica, oltre quello del naturale massaggio degli organi interni lungo la colonna vertebrale, sono perseguibili attraverso le forme del Chi Kung. Anche se, ovviamente, il tutto va posto all’interno di un contesto e di una cultura differenti da quelli in cui tali forme sono state ideate e in cui diventa anacronistico parlare di “illuminazione” in senso stretto. Tuttavia, l’uso delle forme del Chi Kung che ne fa il Sifu Mezzone è volto proprio a renderle fruibili al meglio da persone immerse nel contesto culturale occidentale, senza che in questo modo vadano perse la profondità e lo spessore medico, culturale, marziale di cui tali forme sono portatrici.
L’aspetto più strabiliante da me avvertito, nel corso delle forme di Chi Kung del Sifu Mezzone, è quello che definirei energetico. D’altronde, il significato del “Chi” è appunto “energia”. Ma di tale significato si ha vera e compiuta consapevolezza soltanto attraverso la pratica. 
Il tendere la mia muscolatura fino al limite, l’adeguare la mia solita respirazione ad un ritmo equilibrato e profondo, il dar vita a movimenti lenti ma decisi, ha difatti generato lo sprigionamento di un’elevata, finanche insospettata, quantità di energia, libera di circolare lungo tutto il corpo in avvolgenti masse di calore. La sudorazione di conseguenza è notevole! Ma quel che più colpisce è quanto corpo e mente entrino in consonanza attraverso il Chi Kung. L’energia, infatti, infondendosi con prepotenza nel corpo, sollecita la mente ad una nuova e superiore coscienza di sé e della propria corporeità. Si toccano, dunque, con mano le enormi risorse di cui è portatore il nostro organismo; e si ricava, davvero, la potente sensazione di divenire un tutt’uno integrato, ben distinto dal resto, ma al contempo in armonia con quanto ci circonda, proprio perché detentori della consapevolezza di un nuovo possibile equilibrio interiore.
Finite le forme del Chi Kung, si passa alla seconda fase della lezione, quella consistente nelle tecniche del Wing Chun.
Il primo obiettivo di questa fase è permettere all’allievo di aumentare la propria abilità fisica e, quindi, di acquisire una corretta coordinazione corporea. Al di là degli aspetti più squisitamente tecnici, infatti, il produrre le diverse sequenze di movimenti, il ripeterle fino a perfezionarle il più possibile, il renderle fluide ed automatiche con la pratica, giova innanzitutto all’elasticità del corpo. La particolarità delle tecniche Wing Chun è tale, infatti, da sprigionare la naturale forza del corpo attraverso movimenti che non contemplano punti di rottura. È come se l’allievo imparasse a fare dei propri movimenti un corso d’acqua, che si adatta agli ostacoli senza perdere mai la propria continuità. Difatti, le tecniche insegnano innanzitutto ad una sorta d’intelligenza corporea – quella che può essere associata a ciò che in psicologia è definita memoria procedurale, ossia ad una memoria legata prevalentemente alle azioni – principi fondamentali quali la simmetria e la complementarietà dei movimenti. È in virtù di tali principi corporei, dunque, che le azioni del Wing Chun divengono la leva per un nuovo equilibrio, piuttosto che un’opposizione fisica ad un qualche ostacolo che si incontra lungo il percorso.
A dispetto del principale impiego delle arti marziali in genere, nel Wing Chun tali principi non riguardano esclusivamente l’avversario con cui possiamo entrare in conflitto, ma anche un modo di concepire la vita in sé. Quel che impressiona, infatti, è quanto mente e corpo siano strettamente interconnesse anche per quanto concerne l’assimilazione delle tecniche Wing Chun. Se all’inizio è la mente che si apre per apprendere le diverse sequenze comportamentali proprie di questo stile del Kung Fu, in seguito è il corpo che, attuando quelle stesse sequenze, permette alla mente di percepire diversamente i movimenti e, quindi, il sé corporeo su cui si fonda. L’osmosi è perfetta. Tale nuova percezione attiva pure un processo più ampio che ricolloca diversamente l’individuo nel proprio contesto di vita, permettendogli di acquisire appunto una nuova visione di sé e degli altri.
Per inciso, l’osmosi è perfetta perché non di osmosi si tratta, ma piuttosto dell’ennesima conferma di come mente e corpo siano una cosa sola; conferma inutile, a dire il vero, in quanto il dato è ormai assodato, eppure tanto suggestiva, ben più valida di cento altre conferme, teoriche o scientifiche che siano.
La seguente e terza fase dell’allenamento è un vero e proprio training atletico, tipico degli sport da combattimento.
Questa fase è il completamento della precedente, in quanto aggiunge un potenziamento dei colpi appresi all’elasticità già insita nei movimenti del Wing Chun. Gli esercizi sono, infatti, volti ad aumentare l’impatto dei colpi, a renderli più potenti ed efficienti. Inoltre, l’insieme mente-corpo viene così educato ad affrontare il dolore e a sopportarlo. La stessa eventuale paura dello scontro fisico lascia il campo ad un diverso approccio al combattimento, in cui l’energia è libera di fluire e di manifestarsi. La mente diviene così sgombra da ogni superflua remora poiché l’allievo è posto nelle condizioni di non rifugire dinanzi allo scontro, pur restando sotto il controllo vigile del sifu. Al contempo, la fisicità degli esercizi ripetuti, il contatto continuo col partner dell’allenamento, permette alla pelle di ispessirsi da un punto di vista propriamente fisico e di tollerare meglio gli impatti, costruendo quella che in gergo tecnico viene definita “camicia di ferro”.
Infine, la quarta e conclusiva fase dell’allenamento consiste in esercizi di ginnastica a corpo libero, senza pausa fra un esercizio e l’altro.
È indubbiamente una fase molto faticosa, soprattutto perché affrontata dopo le tre precedenti. Dal punto di vista muscolare mette duramente alla prova gli allievi, ma ha il non trascurabile effetto di rafforzare notevolmente la tenacia di chi vi si sottopone abitualmente. È, in definitiva, una chiara esemplificazione di come l’organismo possa venire addestrato ad andare oltre quelli che crede essere i propri limiti. L’allievo, in questo modo, impara da un lato a profondere fino all’ultima goccia di sudore e a tollerare la fatica, dall’altro a chiedere sempre un perfezionamento ulteriore a se stesso.
La sensazione che si ricava, al termine dell’allenamento, è soprattutto quella di una grande soddisfazione interiore, di un forte appagamento fisico. Per quanto provati, o probabilmente proprio perché molto provati, prevale di fatti la convinzione di aver compiuto qualcosa di profondamente produttivo per se stessi.
Valutando a mente fredda l’allenamento nel suo complesso si ha, poi, la nitida ed avvincente consapevolezza di aver preso parte ad una sorta di filosofia in movimento, i cui dettami sono a metà strada fra l’esprimibile e l’inesprimibile, crocevia di principi formulabili e di sensazioni intime per cui non si hanno parole.
Per concludere, credo rientri nelle principali caratteristiche dell’insegnamento di Sifu Mezzone il clima emotivo che si respira prima, durante e dopo l’allenamento da lui tenuto. Penso, ad esempio, al conviviale ritrovarsi che precede la lezione e che funge, in qualche modo, da giusta preparazione ad essa, all’atmosfera di seria concentrazione e di ferrea dedizione agli esercizi che domina l’allenamento, alla disponibilità di ognuno per l’altro lungo le due ore in cui ci si allena insieme, alla capacità di ironizzare e suscitare un sorriso fra una fase e l’altra della lezione.
In definitiva, si è tutti parte di una stessa famiglia, compreso chi come me si trova lì soltanto per sperimentare. Finito l’allenamento, gli allievi si riuniscono all’uscita col Sifu per scambiarsi alcune ultime opinioni e suggerimenti, dopodichè si danno appuntamento per la lezione seguente.

Dott. Giancarlo Rossi
(Psicologo-Psicoterapeuta)

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